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30.01.14

"Integrale" di nome ma non di fatto.

Spesso ,nella convinzione di acquistare un prodotto salubre ,genuino e soprattutto ipocalorico ,confidiamo senza troppe precauzioni in quell’ aggettivo che , senza troppi scupoli ,è riportato su una gran parte dei prodotti da forno presenti sugli scaffali dei supermercati .Questo aggettivo è “integrale”.

Attenzione : niente di illegale in quanto la circolare ministeriale del 10/11/2003 n.168 recita così : ”L'uso del qualificativo «integrale» nella denominazione di vendita (esempio: biscotti integrali) risulta coerente sia nel caso di utilizzo di farina di frumento integrale acquistata come tale da aziende molitorie, sia nel caso in cui si ottenga tale prodotto, con le medesime caratteristiche, nell'ambito dello stesso opificio, ove viene utilizzata, aggiungendo crusca e/o cruschello alla farina di grano tenero. Il termine «integrale», infatti, implica la presenza di crusca e/o di cruschello in quantita' tale da assicurare un significativo apporto nutrizionale di fibre nel prodotto finito.”

Pertanto, basta leggere le etichette per capire che in una buona parte dei casi ci troviamo di fronte a prodotti fatti con farina bianca di tipo “0” o “00” addizionati con crusca , la quale rappresenta il residuo ultimo del processo di raffinazione . La raffinazione si ottiene tramite molitura del seme di grano e successivo allontanamento dell’involucro più esterno del chicco che va a costituire la crusca e della parte più interna ossia il germe.

Questo processo priva il prodotto finale di buona parte della quota proteica, vitaminica , minerale (ferro,calcio,potassio,fosforo ecc) fibre e acidi grassi polinsaturi rendendolo qualitativamente meno “pregiato” rispetto al prodotto di partenza . Tuttavia l’industria alimentare lo ha preferito nel corso degli anni per la maggiore lavorabilità e conservabilità.

Ma gli alimenti prodotti con farine bianche oltre ad essere nutrizionalmente impoveriti hanno un impatto sfavorevole sui livelli di glucosio ematico ,determinando repentini picchi glicemici cui seguono altrettanto repentini picchi insulinemici volti a riportare la glicemia in condizioni basali di normalità. Tuttavia l’azione dell’insulina (l’ormone ipoglicemizzante per eccellenza) tende a protrarsi e quindi si passa da una condizione di iperglicemia ad una condizione di ipoglicemia. Ed ecco spiegato perché dopo poche ore da un pasto ricco in carboidrati semplici o raffinati (pane,pasta,focaccia,dolciumi vari come merendine,croissant ecc) si ha nuovamente fame. Si instaura pertanto un pericoloso circolo vizioso che porta ad iperalimentarsi senza saziarsi mai avendo a lungo andare ,come unica conseguenza , insulino resistenza ,diabete e obesità.

Ma cosa significa insulino resistenza? In maniera esemplificativa possiamo dire che le cellule consentono l’accesso al glucosio attraverso delle porte d’ingresso situate sulle membrane cellulari le cui chiavi d’apertura sono rappresentate dall’insulina. Nel momento in cui la concentrazione ematica di glucosio aumenta ,l’insulina prodotta dal pancreas ,con un meccanismo di tipo “chiave-serratura” apre le porte delle cellule per consentire l’accesso al glucosio. Quando però ,per errori alimentari ,la glicemia è costantemente alta e pertanto con essa anche la concentrazione di insulina ,le cellule si difendono con un duplice meccanismo : diminuendo il numero di porte d’ingresso e cambiandone peraltro la serratura ossia non rispondono più al meccanismo ipoglicemizzante dell’insulina. Ecco spiegata l ‘insulino resistenza .

Quindi il glucosio non entrerà più all’interno delle cellule ma resterà libero nel sangue determinando in maniera lenta e progressiva danni ad organi e tessuti. Al danno inoltre si aggiunge la beffa perché le cellule ,che hanno chiuso le porte al glucosio ,avvertono questa condizione come una carenza di zuccheri e quindi ,nonostante la glicemia sia elevata ,si avverte comunque e costantemente una sensazione di fame,condizione tipica del paziente diabetico.

Da qui l’importanza di una sana e corretta alimentazione volta a garantire l’”euglicemia” , ossia un andamento costante della glicemia senza sbalzi improvvisi che nel breve termine, attiverebbero in maniera abnorme il sistema dell’insulina determinando ipoglicemie reattive e di conseguenza nuovamente la sensazione della fame , e nel lungo termine insulino resistenza e diabete.

Una delle strategie vincenti quindi per combattere diabete e obesità sarà l’incremento di attività fisica e l’ abbattimento dell’”indice glicemico” dei pasti che potremo ottenere : riducendo l’apporto di carboidrati semplici (snacks,merendine,dolciumi vari,bibite zuccherate ecc) ; bilanciando l’introito calorico con adeguate quantità di carboidrati complessi,proteine e grassi ; incrementando il consumo di fibra contenuta in frutta,verdura ,legumi e cereali integrali .

Attenzione quindi a quanto mangiamo e soprattutto a cosa mangiamo prestando maggiore attenzione alle etichette , senza lasciarsi prendere dalla foga di acquistare il primo prodotto presente sullo scaffale e senza lasciarsi ingannare da pubblicità falsamente salutistiche.

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